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Descrizione

Dopo il 1690 non si parlò più per i Valdesi di crociate sterminatrici, ma rimanevano molte leggi restrittive e vessatorie che nessuno si sognò di abrogare.

Intanto con il trattato d'Utrecht al Piemonte fu concesso Pinerolo e la val Pragelato e la Sicilia, poi permutata con la Sardegna, ed il duca V. Amedeo II fu nominato re di Sardegna.

Morto il Duca Vittorio Amedeo II nel 1730, salì alla guida del Ducato di Savoia Carlo Emanuele III (1730-1773) che continuò la politica del suo predecessore, da una parte servendosi degli abitanti delle nostre valli come soldati e dall'altra favorendo i cattolici rispetto ai valdesi.

Data al 1739 la costruzione della chiesa cattolica del Clot, consacrata nel 1741 dal M.R.do Don Bagnis, nativo di Bagni di Vinadio in val Stura, parroco di Fenestrelle, delegato da Sua Ecc. Mons. Gattinara Arcivescovo di Torino, anche se si parla già di una comunità cattolica di Inverso Pinasca in una relazione del Beato Sebastiano Valfrè nell'anno 1687.

L'atto originale di fondazione, o la copia autentica si trova solo nell'archivio diocesano e non in quello parrocchiale che è stato distrutto da un incendio verso il 1750.

Ha per titolare San Francesco di Sales, i confini coincidono con quelli del Comune di Inverso Pinasca.

Ancora il 29 luglio 1740 fu proclamato, dal Senato di Torino, un editto che raccomandava ai giudici di far osservare gli editti proclamati dal 1596 in poi, i quali ad esempio vietavano la costruzione di nuovi templi, il divieto di accompagnare i defunti alla sepoltura in numero superiore di sei persone, il Consiglio Comunale composto di soli cattolici nei Comuni dove la popolazione non era interamente protestante, la facoltà di togliere i figli ai genitori eretici per educarli alla religione cattolica al compimento dei 12 anni se maschi e 10 se femmine. Per quanto riguarda i fatti d'arme che vede interessati i valligiani, soprattutto i valdesi, essi parteciparono, in numero di qualche centinaio, alla battaglia della Madonna dell'Olmo nel 1744 e dell'Assietta 1747.

Verso la metà del 1700 giunsero in valle le prime idee illuministe; come poté un popolo di montanari e agricoltori venire in contatto con simili, idee dato anche che abitavano lontano dai grandi centri di cultura e dalle vie di comunicazione? Bisogna però ricordare essendo la popolazione in maggioranza valdese, per le leggi restrittive del Piemonte, aveva più contatti con la Francia e con Ginevra, da dove provenivano molti pastori, e dove andavano a studiare i giovani più fortunati, od a far le stagioni i contadini che, con il Piemonte.

Tutto questo circolare di nuove idee portò ad aprire le porte alla rivoluzione francese, essa parlava di libertà, ed in valle non esisteva, di uguaglianza e fratellanza, che feudalesimo e persecuzioni non avevano mai contemplato.

Intanto nel 1792 i francesi avevano conquistato la Savoia, allora ancora Piemontese, ed i nostri valligiani erano stati arruolati in 19 compagnie che salirono poi a 25 nel 1793 (circa 1500 uomini, quasi il 10% della popolazione), per difendere il Piemonte dai Francesi. Non ci furono che rari combattimenti nel 1794 e nel 95, finche la campagna di guerra del debole Piemonte si concluse con l'armistizio di Cherasco nel 1796. Quell'anno moriva Vittorio Amedeo III successore di Carlo Emanuele III, e il suo delfino Carlo Emanuele IV nel dicembre 1797 abdicava e fuggiva in Sardegna. Era subito insediato un governo provvisorio e proclamata la repubblica. In tutti i Comuni furono piantati gli alberi della libertà, tra discorsi, danze e manifestazioni di giubilo popolare. La nuova situazione portò, al principio del 1799, all'annessione della neo-repubblica alla Francia, con la divisione del Piemonte in Dipartimenti e Cantoni: nel dipartimento di Eridano erano cantoni Pinerolo e Torre Pellice.

Breve però la gioia dei valligiani, sia per i contributi imposti dai "liberatori" sia per l'avvicinarsi dell'armata austro-russa mentre Napoleone guerreggiava all'ombra delle piramidi in Egitto. I capi repubblicani, tra i quali il valdese Geymet, fuggirono prima a Torre e poi in Francia, mentre Piscina e Carmagnola si rivoltarono alla repubblica guidati dal clero locale, queste rivolte furono represse nel sangue con l'intervento dei valligiani in prevalenza valdesi, comandati dal giacobino Marauda. Agli inizi del 1800, approfittando dell'assenza di Napoleone, un centinaio di cosacchi arrivò fino a Torre Pellice al comando del generalissimo russo Suvarow stanziato a Torino; come giustificare allora le stragi appena svolte, gli alberi della libertà piantati ed addirittura un valdese presidente dell'Amministrazione Generale Repubblicana?

Il 28 maggio 1800 si riunirono tutte le municipalità delle valli, e delegarono tre persone: il cattolico Plochiù, ed i valdesi Appia e Peyrot a trattare con il generale. Essendo egli un ortodosso vedeva con una certa simpatia i "ribelli" valdesi, e concesse il perdono generale, a patto di firmare un atto di sottomissione al Re di Sardegna, che naturalmente essi sottoscrissero senza fiatare.

Le valli furono così salve, ma le amministrazioni comunali dovettero tornare quelle di prima del 1799.

Fu una parentesi molto breve. Il 14 giugno 1800 Napoleone, ritornato dall'Egitto, sbaragliò gli Austro-Russi a Marengo. Naturalmente tornarono ad essere ripiantati gli alberi della libertà e rifatti i consueti discorsi celebrativi.

L'otto aprile del 1801, giorno di Pasqua, la parrocchia di Inverso Pinasca fu soppressa, unita a quella di Perosa Argentina e ristabilita il giorno di Pentecoste 2 giugno 1816. In questo periodo i Battesimi, le Comunioni, le Cresime, i Matrimoni avvenivano nella parrocchia di Perosa Argentina, quindi i dati sono registrati nell'archivio della stessa.

Fino al 1804 il nostro Comune fece parte della Repubblica francese, dal 1804 al 1814 dell'impero napoleonico. Nel nostro archivio storico i documenti del periodo sono scritti in francese ed i mesi sono indicati coi nomi dati dai repubblicani francesi: nevaio, fiorile, messidoro, vendemmiaio, ecc. 

Nel pomeriggio del 2 aprile 1808 vi fu un improvviso soffio di vento, seguì una forte scossa che danneggiò molte abitazioni creando spavento ma nessuna vittima; verso le 21 un boato spaventoso precedette la seconda scossa, più disastrosa della prima, ma la popolazione era tutta fuori delle abitazioni. Le scosse proseguirono circa forti per alcuni mesi, fino a raggiungere, secondo un cronista dell'epoca, le 15.000 scosse. I danni più ingenti furono provocati dalle prime due scosse, con epicentro a S. Germano ed a Luserna. Napoleone alla notizia inviò subito 500.000 lire, denaro distribuito dai Comuni, tra le consuete critiche e sospetti.



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